Riflettere sul nostro lavoro in questi giorni non è facile. Anzi, riflettere sul comparto del turismo non lo è.
La stagione turistica, quella che aspettiamo puntuale ogni anno, quella che ci vede in azione, finalmente, pronti ad incontrare i turisti italiani e stranieri in visita, era alle porte fino al 23 febbraio. E là è rimasta.
Abbiamo vacillato, stiamo vacillando, perché questa emergenza ci ha portato via il lavoro e non sapremo quando potremo riprenderlo.
In questi giorni si legge un po’ di tutto, qualcosa a proposito e molto a sproposito. Ci sono articoli che parlano del nostro settore, interamente bloccato; ci sono focus sul turismo di massa e c’è chi lo rimpiange persino. C’è chi spera che certi eccessi non tornino più, chi auspica una pianificazione diversa, chi pretende già ora piani di ricostruzione, di promozione o di riqualificazione. Non avendo idea sul come e sul quando finirà l’emergenza, tutto pare prematuro. Quando sarà la ripresa, è un vero dilemma.
Su cosa, allora, riflettere per agire?
La prima. Ritengo sia indispensabile portare alla luce la questione sugli interventi di sostegno per chi vive di questo lavoro. Noi, lavoratori a partita iva, facciamo affidamento su entrate che per diversi mesi non vedremo proprio: ma ci sono le bollette, i mutui, gli affitti, i figli. Si, la guida turistica è un vero lavoro, non è un passatempo, non è una cosa che si fa per hobby, è una professione che richiede formazione, continuo aggiornamento e tanto impegno, e per cui da anni siamo in attesa di una legge di regolamentazione chiara ed uniforme su tutto il territorio nazionale. Urge che le garanzie date agli altri lavoratori siano estese anche a noi, che siamo fermi, non abbiamo alcuna protezione, niente di niente. Essere professionisti sottoposti a leggi uguali in tutta Italia – e non a quelle di ogni Regione – avrebbe aiutato ad essere riconosciuti in modo più chiaro e meno frammentato, a non essere preda di offerte di compensi al ribasso o non conformi al mercato, come capita sempre più spesso. Anche in questa terribile situazione, ci avrebbe consentito di non temere così tanto per il nostro futuro. Perché se non lavori non guadagni. Il rischio – esteso anche ad altre categorie di lavoratori – è che con questa grossa crisi si vadano ad intaccare i risparmi delle famiglie (per chi ce li ha, naturalmente). Un pericolo da scongiurare in tutti i modi.
Purtroppo, siamo ancora molto indietro. Ci chiediamo come mai la politica non ci dia la dignità che meritiamo come lavoratori attivi in un comparto che viene definito fra i più rilevanti dell’economia e dello sviluppo del Paese.
Altra questione su cui vale la pena riflettere è che il turismo è un grande sistema, paragonabile all’industria, la cui catena è fatta di tante parti: chi produce le materie prime, chi le trasporta, chi le lavora, chi le distribuisce etc etc. Il turismo, similmente, consta di una filiera lunga ed assai articolata e non può certo aiutarci l’idea di concepirlo come un insieme di compartimenti chiusi e separati. Noi guide turistiche, a ragion veduta, dobbiamo essere considerate una parte importante della filiera turistica composta da frazioni di eguale peso, ognuna con le sue specificità e funzioni. Il sistema deve integrare le proprie componenti favorendo il dialogo ed il confronto per una crescita generale, senza che nessuno sia messo da parte. Siamo l’interfaccia del turista che vuole conoscere il Paese nelle sue molte peculiarità.
Infine, va portata l’attenzione su di un punto chiave: il sistema turistico va concepito su scala nazionale, con una regia unica e coordinata andando perciò a limitare le competenze degli enti locali in materia. E’ sotto gli occhi di tutti come i settori caratterizzati da questa frammentazione presentino evidenti difficoltà in termini di efficienza e raggiungimento degli scopi. Basti pensare all’emergenza sanitaria e a come abbia portato alla ribalta tutti i limiti di un sistema basato sulla potestà legislativa degli enti territoriali, ognuno capace per diritto costituzionale, purtroppo in modo difforme, di trattare un argomento come la salute dei cittadini. Ora che le necessità lo impongono in modo ancora più decisivo, è evidente la mancanza di paradigmi di riferimento sanitario nazionale. Non si possono avere in certe Regioni 100 posti di terapia intensiva e in altre 300.
Il turismo soffre della stessa impostazione. E’ materia delle Regioni e si presenta con leggi diverse, approcci diversi, risorse diverse e politiche di promozione diverse. L’Italia non merita questo.
Un Paese deve puntare a costruire un sistema industriale, turistico, sanitario, di formazione professionale che sia omogeneo.
Quando sarà il momento di ripartire e di pianificare la strategia di rilancio del settore turistico dovremo finalmente insistere per avere il ‘Sistema Italia’, con leggi chiare e con una programmazione senza frantumazioni e interpretazioni.
Perciò il turismo, crollato rapidamente sotto l’onda d’urto del Covid-19, chiede un intervento di riorganizzazione di tipo sistemico che concili gli interessi degli enti pubblici (Stato e Regioni) e dei privati.
Come GTI siamo da sempre convinti che il Ministero che detiene le competenze del Turismo debba avere più poteri assumendo un ruolo chiave significativo oltre il freno imposto dalle autonomie regionali. La loro incidenza sui finanziamenti e sulla promozione del territorio dividono l’Italia e i suoi cittadini in aree di serie A e di serie B e in lavoratori di serie A e di serie B.
Su questi temi, sono fermamente convinto si possa discutere e confrontarsi proprio ora. Nell’attesa che l’emergenza finisca, dobbiamo dire chiaramente su quale idea vogliamo poggiare il meccanismo di ripresa e cogliere l’occasione di questo stallo generale per migliorare, crescere ed agire in una direzione nuova.
Il pensiero va alla favola dei Tre Porcellini, l’abbiamo letta tutti e la conosciamo bene: non vogliamo farci più trovare impreparati. Abbiamo bisogno di un lavoro di squadra che sappia funzionare e solidamente costruire le basi per una struttura forte. Per il sistema turistico nazionale, del quale anche le guide turistiche fanno parte a pieno titolo col loro ruolo specifico, serve nuova linfa vitale, strategie precise ed una alternativa seria che, contemplando le varie voci in campo, sottragga l’Italia al meccanismo perdente finora attuato.
Simone Fiderigo Franci
Presidente GTI