“Le guide turistiche sono il biglietto da visita del nostro Paese”. Così si è espresso il ministro al Turismo, Gian Marco Centinaio, che mercoledì pomeriggio ha incontrato i rappresentanti della categoria presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo.
“L’Italia ha bisogno di un riordino delle professioni turistiche – ha aggiunto -, serve una legge che chiarisca bene chi fa cosa. La mia intenzione è quella di arrivare presto a una soluzione per il settore, tenendo conto delle esigenze dei turisti e della necessità di essere competitivi”.
Quanto al futuro, il ministro ha spiegato che “siamo sulla strada giusta. Il turista cambia e cambiano anche le sue esigenze. La prima cosa che farò sarà ascoltare gli assessori regionali e attivare un confronto con le associazioni nazionali di riferimento per sederci tutti intorno allo stesso tavolo. Nessuno deve essere lasciato indietro”.
All’incontro di mercoledì GTI – Guide turistiche italiane era rappresentata dal presidente Simone Franci e dalla vice Claudia Sonego, da lui delegata ad intervenire per esporre le posizioni dell’associazione.
Claudia, come è andato l’incontro?
“Per prima cosa il ministro ha chiarito che il suo obiettivo era ascoltare: ci ha lasciato parlare tutti e questo è stato sicuramente positivo. L’ascolto e il confronto sono imprescindibili”.
Chi c’era con lui?
“La seduta è stata coordinata da Alessandra Priante, responsabile dell’Ufficio per i rapporti internazionali e il cerimoniale, consulente del ministro in quanto esperta in materia di relazioni internazionali del turismo e delle politiche del turismo”.
Cosa hai detto, in sintesi, nel tuo intervento?
“Ho esordito dicendo che per GTI la guida deve essere nazionale rimarcandone il ruolo e l’importanza nell’ambito di quel “sistema Italia” – e della sua promozione – a cui il ministro stesso ha fatto riferimento anche al TTG di Rimini dove c’eravamo anche noi; ho ribadito la necessità di garantire al turista un servizio di qualità e ho sottolineato che questo obiettivo si realizza solo se le guide hanno una solida preparazione. Ho infine segnalato l’urgenza di rimettere ordine nel settore, armonizzando, vista la normativa vigente (l’art. 3 della legge 97/2013), le modalità di accesso alla professione con un percorso uniforme che preveda necessariamente la laurea; però non solo dobbiamo valorizzare i percorsi formativi accademici ma anche elevare il livello di istruzione di tutte le guide turistiche. Per questo, senza dubbio, va introdotto l’obbligo di aggiornamento periodico durante la propria carriera come fanno tutti i professionisti. Le guide turistiche sono, per l’appunto, professionisti e come tali devono mantenere alti gli standard sia di formazione che di esercizio. Infine ho chiesto che vi sia il patentino unico ed un elenco di guide presso il ministero competente”.
Dal ministro che indicazioni sono arrivate?
“Ha convenuto sulla necessità di introdurre percorsi di aggiornamento periodico e obbligatorio. Ha anche precisato che non sospenderà (come alcune associazioni di categoria lo hanno sollecitato a fare perché contrarie alla guida nazionale) l’articolo 3 della legge 97/2013, quello che precisa che “l’abilitazione alla professione di guida turistica è valida su tutto il territorio nazionale”: ‘Non si può eliminare’, ha chiarito. La sospensione metterebbe nuovamente le Regioni nelle condizioni di operare in maniera autonoma e indipendente fra loro e di agire in base alle specifiche prerogative garantite dal Titolo V della Costituzione col possibile effetto di riaprire i bandi d’esame su base territoriale, ognuno, come è stato fino ad ora, in maniera difforme. Se l’obiettivo è la riforma globale con regole uniche, questa ipotesi è da scongiurare.
Ha poi riferito di aver condiviso con le Regioni e con il presidente del Consiglio Conte l’urgenza di dare risposte concrete a tutto il comparto del turismo, specificando che le guide rientrano fra le priorità”.
Nello specifico quali indirizzi sono stati prospettati?
“Una chiara definizione e distinzione fra i ruoli di guida e accompagnatore, la salvaguardia delle posizioni di chi – sulla base di appropriati criteri di formazione e studio – è già professionista, e insieme la necessità di aprire la strada a nuove guide ma senza lasciare indietro nessuno.
Nel complesso bene, quindi… Elementi di perplessità?
“Si è dichiarato contrario alla mobilità europea: ‘La guida italiana per me non deve spiegare i monumenti a Londra’, ha affermato, esemplificando il concetto. Ora bisogna capire come questa riserva possa tradursi in una norma di legge senza creare conflitto con la legge comunitaria”.
E per la nuova legge che tempi si prevedono?
“Strettissimi. Il ministro si è sbilanciato dicendo che confida di presentarla per fine anno. Al massimo entro i primi mesi dell’anno nuovo”.
Prossimi passi?
“Invitando tutti noi a depositare osservazioni e proposte concrete da vagliare, ha dichiarato la volontà di fare un incontro congiunto fra ministro, rappresentanti delle guide e assessori regionali, fra i quali ha riferito di avere già riscontrato orientamenti difformi in tema di riforma del settore”.
Le tue sensazioni?
“Che abbia qualche riserva sulla figura di guida nazionale e preferisca la tradizionale guida locale. Lo aveva già dichiarato pubblicamente manifestando la sua intenzione di legare la guida al territorio in senso restrittivo a scapito della figura di respiro nazionale. Ha sostenuto di avere una sua idea personale che però non ha esplicitato. Resta da vedere, verificata la sua predilezione per la guida territoriale/locale, come sia eventualmente possibile forzare questo punto per non andare in contrasto con la legislazione europea che vincola anche l’Italia. Esporsi al rischio di infrazione sarebbe pericoloso. Chi pagherebbe la sanzione?”.