Si riaccende il dibattito sui criteri che disciplinano l’esercizio della professione di guida turistica in Italia. E’ assolutamente doveroso garantire al turista un servizio di qualità e combattere l’abusivismo. Ma la strada non può essere quella che intende vincolare le guide, limitando lo svolgimento delle loro prestazioni entro il territorio regionale in cui hanno acquisito l’abilitazione. Tale criterio, infatti, non costituisce una garanzia per il turista: a qualificare la preparazione e conseguentemente il valore del servizio reso sono lo studio e la formazione.
In tema di vincoli, il recente provvedimento del Consiglio regionale del Lazio relativo all’individuazione dei “siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico” nonché alla relativa specifica abilitazione, pur condivisibile nello spirito, si presta a un dubbio di legittimità, poiché il testo non tiene conto dell’obbligo di individuare, in concorso con le altre Regioni e con il Ministero del Turismo, i siti protetti e i requisti richiesti alle guide specializzate abilitate a illustrarli.
Oltretutto si profila il rischio che surrettiziamente si reintroduca un vincolo che la legge ha cancellato. E così facendo, peraltro, si creerebbe un paradosso: che le guide europee provenienti da altri Paesi sarebbero titolate per svolgere la loro professione anche sull’intero territorio nazionale italiano, mentre alle guide italiane tale facoltà sarebbe preclusa, poiché il loro ambito di azione resterebbe vincolato strettamente a un contesto regionale.
A tutela del turista, da tempo l’associazione GTI – Guide turistiche italiane si batte per introdurre adeguati percorsi di qualificazione, proponendo l’obbligo della laurea specialistica e corsi di aggiornamento continuo. L’acquisizione del patentino, in questo senso, va considerata non come un punto di arrivo, ma come punto di partenza: la conoscenza del territorio e gli elevati standard professionali si acquisiscono attraverso lo studio e si corrobora e consolida grazie a percorsi di formazione permanente.